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Di Santiago J. Dondo
12 marzo 2023
Il litio può cambiare la storia di diverse province e della regione nordoccidentale in generale. La transizione energetica lo richiede, insieme al rame e ad altri minerali, e il contesto globale e regionale ha aperto un’enorme opportunità per l’Argentina. Sono in corso espansioni e sviluppi e il livello degli investimenti previsti è entusiasmante. È grandioso ciò che ciò può comportare in termini di sviluppo regionale, nuove imprese e occupazione di qualità (in breve, progresso e cittadinanza laddove ce n’è più bisogno). Tutto questo senza contare l’enorme contributo che questa industria può dare, grazie alle sue esportazioni e alla generazione di valuta estera, per stabilizzare la nostra macroeconomia. Per sfruttare questa opportunità dobbiamo essere consapevoli che siamo ancora in tempo per rovinarla. Sfruttare il suo potenziale e renderlo realtà dipende da noi, e per questo ci sono cose da fare e altre da evitare.
Ciò che dobbiamo fare è: organizzare la macroeconomia; lavorare per prevenire i colli di bottiglia nelle infrastrutture, nei fornitori, nei dipendenti formati; continuare a migliorare la trasparenza su questo sviluppo; rafforzare le capacità di controllo ambientale e garantire benefici per la società e, soprattutto, per le comunità presenti nell’area.
Ciò che dobbiamo evitare sono gli spari dei cacciatori che, nella nostra amata giungla, inseguono sempre i pochi animali che si muovono o prendono slancio. Tra questi scatti, uno riguarda l’aspetto fiscale, e l’altro è la richiesta di “aggiunta di valore”.
Per sfruttare questa opportunità dobbiamo essere consapevoli che siamo ancora in tempo per rovinarla. Ci sono cose da fare e altre da evitare.
In materia fiscale, è indiscutibile il diritto dello Stato a ricevere un giusto reddito per l’utilizzo delle risorse pubbliche, ma occorre evitare che nuove tasse o strumenti parafiscali vengano creati senza coordinamento tra Stato e Province (il carico fiscale è un peso unico, agli occhi dell’investitore). I finanziamenti dovrebbero essere evitati pensando al breve termine o senza misurare l’impatto sugli investimenti futuri (cercare schemi progressivi). La discussione sulle entrate per lo Stato dovrebbe includere la variabile di destinazione e i meccanismi di rendicontazione di questi fondi aggiuntivi. Probabilmente è troppo tardi per evitare alcuni di questi rischi, perché mentre scrivo le province avanzano sempre più forti. Come già dicevamo: “spero che le cose vadano meno peggio” oppure “siano senza disgrazie”.
La proclamazione del “valore aggiunto” (industrializzare e non esportare materie prime) è presente nel dibattito pubblico. Potremmo chiamare questo rischio “cenare a pranzo”. Oppure, come dice un amico di Córdoba, ovviamente con più divertimento: “Vogliono mangiare i chorizos e il maiale non ha ancora partorito”.
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Prima risposta, che per molti sarà una novità: l’Argentina non esporta litio, ma piuttosto sottoprodotti di questo metallo che hanno molto valore aggiunto. La salamoia viene estratta dalla salina, che contiene tra 100 e 1.200 parti per milione (ppm) di litio, e ciò che viene prodotto ed esportato non è quella salamoia, ma carbonato di litio (o idrossido di litio in futuro), un prodotto raffinato con una concentrazione di litio compresa tra 150.000 e 190.000 ppm (ovvero si raggiunge generalmente una concentrazione compresa tra 500 e più di 1.000 volte quella estratta). Questa concentrazione e livello di purezza si ottengono attraverso un processo che comprende impianti industriali con tecnologia avanzata, situati nella Puna. Riepilogo: in Argentina esiste già un'industrializzazione che aggiunge valore alle materie prime.
Ma si insiste ancora affinché l’Argentina produca batterie al litio. Il nostro presidente ne ha parlato qualche mese fa e Oscar Parrilli ha scritto qualche settimana fa; Il segretario agli Affari strategici, Mercedes Marcó del Pont, afferma che sta sviluppando con le province un progetto sul valore aggiunto del litio, e lo ripetono anche i governatori.